Pitture e artisti |
Articolo critico della Dott.ssa Melinda Miceli
Alessandro Vignola e Neva Epoque, in arte DELTA N.A, dipingono a quattro mani e
vivono viaggiando tra le loro innumerevoli esposizioni; personali a Los Angeles,
Beverly Hills, Biennale di Genova, Torino (Galleria Davico), Miami, Prato,
Montecarlo, Parigi, Bargemon. Dalla dicotomia interiore dell’uomo contemporaneo
tra le forze terrene e quelle divine, si dipana la loro ispirazione artistica
fatta di forme e apparenze che a volte si sovrappongono in livelli e gradazioni
coloristiche nei quali come un codice, il primo svela i successivi mentre
l’intelletto gradualmente si svincola dalla creazione artistica. Sovrapposizioni
di segni geometrizzanti a strutture iconiche riproducono nell’intrigo pittorico
l’uomo e la natura in un impegno creativo sinergico volto a unificare nell’arte
l’anima maschile e femminile, dando vita ad un connubio intenso, inedito e di
conclamato successo.
L'opera "Con la luce nel cuore" - Omaggio al Duomo di S. Martino a Lucca e alla
transverberazione di S. Teresa D'Avila nasce dall'intenzione di unire sulla tela
il ricordo trasognato della grandiosa cattedrale di S. Martino alla meravigliosa
storia della transverberazione di S.Teresa D'Avila.
Questa figura sacra dalla magnifica forza e spiritualità si rivela in tutto il
suo splendore mentre la luce la chiama a sé; il totale abbandono e la fiducia
più completa nell'amore divino avvalorano simbolicamente l'esistenza di Dio; ed
in tale contemplazione ed estasi mistica S.Teresa affida corpo e anima a Dio.
L’immagine di transverberazione associata alla maestosità architettonica della
cattedrale di Lucca rivela un universo in cui emergono con veemenza il credo
nella proiezione di un’agognata elevazione spirituale. Se il sogno è la piccola
parte occulta che conduce alla parte più nascosta e intima dell’anima aperta
sull’originaria notte cosmica che era già anima molto prima che esistesse la
coscienza dell’io, col sogno penetriamo nell’uomo più profondo universale vero
ed eterno ancora immerso nell’oscurità della notte primitiva in cui era tutto e
tutto era in lui. La luce offuscata da forze che non permettono di vedere la
bellezza divina, si libra su questa stupenda tela attraverso il colore,
frequenza necessaria per poter entrare valicando insieme alla creatività, in
quei luoghi arcaici dell’anima, che ritracciano la loro espressione. Segni,
trasparenza, forme e colori, posati sul supporto in un alternarsi di pennellate
divengono il ritratto terreno di una realtà superiore e venerabile che esprime
il “codice dell’anima”. Nella “scomposizione formale” del mondo manifesto, ogni
dettaglio, ogni velatura, ogni irradiazione di luce, necessita all'insieme
scenico per creare il magico contesto che apre la scena al palesarsi di un
vivificante fenomeno divino. Il colore ricco di valenze e significati affettivi
ed emotivi, insieme al segno rafforza le dimensioni metafisiche dell’immagine in
questo dipinto che costituisce un topos dell’anima assorta in un cammino proteso
verso un orizzonte luminoso e ascetico.
La magistrale orchestrazione strutturale dell'Opera, racchiude il ruolo arcano
del colore, con le sue sfumature soprannaturali d’indaco e giallo, valore
fondamentale del dipinto, che non ha una stesura veristica, ma si fa metafora,
ponte, teso verso una meravigliosa ed evocativa figurazione trascendente, che
travolge l’effimera concretezza del reale per ridestare suggestioni ascetiche e
incontaminate”.
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