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Articolo critico del Dott. Franco Bulfarini
Commento Biografico
Quando ebbi occasione di presentare Valentino Genitrini, a Viadana presso la galleria
d'Arte Bedoli, rilevai come fosse
connaturato in questo artista l'esprimersi con
linguaggio tecnico forbito, ricercato e mai banale, anzi colto; un linguaggio sul
quale certamente debbono aver inciso l'attenta formazione scolastica, ma ancor più,
a mio avviso, almeno sul piano emotivo, gli insegnamenti del padre, deceduto
prematuramente. Una perdita mai completamente riassorbita, almeno fino ad oggi,
dove mi pare emergano i germi di una nuova stagione, di cui solo fra qualche anno
avremo completo riscontro. Questa dolorosa perdita lasciò quindi profonde tracce
emotive nel giovane Genitrini, acuendone la sensibilità già naturalmente presente
a livello istintuale.
Valentino ci presenta una pittura, visionaria e fantastica ed allo stesso tempo
ricca di richiami storici, dove trova spazio anche la mitologia. Il tutto
espresso con pervadenti ed al contempo significanti riflessioni sociali, cui
le pulsioni interiori conducono. Nulla viene banalizzato o reso icona fine a
se stessa. Ogni opera compie un proprio unitario percorso e diviene parte
centrale di un complesso concatenarsi di idee. L'artista si esprime mantenendosi
sul piano formale, in una lineare ed illuminata visionarietà. Il procedimento
iconografico in relazione alla costruzione dell'immagine è accurato, configurandosi
in un graduale divenire di profonde riflessioni, che trovano avallo visivo appagante,
grazie all'acutezza del percorso segnico, che si rafforza nella ricerca del
dettaglio, nella cura attenta e ben controllata del particolare.
Si afferma in Valentino il senso di una genuina capacità di tradurre segni in
immagini e queste ultime in un personale inconfondibile e convincente stilema.
Il suo è un mondo onirico, profondamente sentito, sotteso e proteso al contempo
a far emergere emozioni interiori, forti ed autentiche; pulsioni quasi
incontenibili che l'artista lascia riemergere per poi con raziocinio tecnico
ricomporre e plasmare, in una convincente, ben strutturata ed armoniosa visione.
Il mito è spesso presente è sotteso anche nei personaggi della realtà contadina,
che egli di frequente descrive, ed il segno già bastevole all'opera trova nuova
linfa e summa creativa, quando entra in scena il dettato cromatico, reso con
pastelli e matita grassa, o ad olio su tela o tavola. Se per la parte legata
al segno ove prevale una stesura quasi monocroma, l'artista pare richiamare o
far pensare in modo esplicito a Picasso, soprattutto per il primitivismo cubista;
quando emerge la priorità del colore, questo almeno nella prima maniera
dell'artista, legata alla forma, ci induce al ricordo dei siciliani: Migneco
e Guttuso. Nel commento alla mostra di Viadana parlai del volto del
“Vendemmiatore”, una delle sue opere più intense, che:
“ segnato, scavato nella fatica, mantiene intatta la fierezza e l'orgoglio
del giusto, che si riscatta nel lavoro”, ed anche parlai de
“Il ritorno”, dove: “un contadino sostiene una falce, in
posizione eretta, come Ercole al ritorno dalle sue ‘fatiche’,
sente in se l'orgoglio del vincente”.
L'uomo di Genitrini si nobilita nel lavoro, che sente un dovere morale,
perché alto è il senso di appartenenza ad una comunità. Genitrini descrive
e proclama la dignità dell’uomo che si afferma nell'identità sociale,
che lo rende importante nel microcosmo famigliare e civile.
Il primo Genitrini ci racconta istanze del mondo contadino che l'artista
dimostra di conoscere avendone ben recepito il senso profondo quei valori
genuini che individuano nel soddisfacimento di bisogni semplici, per non dire
essenziali, la vera fonte di gratificazione, le uniche certezze. L'odierno Genitrini non disdegna
sempre più frequenti incursioni nella materia del colore,
che distende ricca di pigmento ed anche di tracce, avvalorate sia nella tecnica
del pastello che nei momenti più intensamente cromatici dell'olio a tecnica mista. Genitrini conduce l'osservatore nella lettura di codici personali, cosa che
appare con buona evidenza nei “GIOCATORI DI CARTE”, opera del 1997,
dove la necessità del primo piano, impone il taglio dei volti, resi maschere
nel dramma esistenziale. Le opere recenti se qualche volta lanciano ponti col
passato, in altre occasioni paiono discostarsene, quasi a proporre un rinnovamento
stilistico. Valentino sembra intenzionato ad aprire un nuovo percorso, ma per
questo deve affrancarsi dal precedente, operazione non semplice e non priva di
traumi e ripensamenti. Ecco che sempre più spesso ci spiazza con incredibili
esplorazioni della materia colore, ove la strada all'informale è nettamente
tracciata e ci pare quella inoppugnabile dell'espressionismo astratto.
Colori resi allo stato puro ed istintuale, frammisti a colle ed altri elementi
di dettato alchemico, ci svelano un nuovo Genitrini ed anche nuove energie
creative, che vedono la luce in un fragore di forme, quasi una perturbazione
che traccia nuovi solchi certamente più energici e determinati, tesi a segnare
quella che potremmo definire un'idiosincrasia col passato per affermare la
nuova impronta. Genitrini ci indica certamente un'intenzione, un forte
pronunciamento di rinnovamento interiore. La ricchezza del pastello,
l'elastica resa dell'olio e della tecnica mista, determinano il recupero di
stati di intima interiorità, che diventano altrettante esplosioni sulla tela,
descrivono tutta la meraviglia per il mondo, abbandonano le malinconie i drammi,
senza tuttavia rinunciare a produrre nuovi enigmi, questa volta celati nel
colore fiammante della sua ultima maniera.
La sua rimane comunque in entrambi i modi e tanto col disegno che con la pittura,
una riflessione sulla condizione umana.
Valentino nelle ultime opere è
certamente più disinvolto, anche più ottimista, ove nella scontata sofferenza
dell'esistere, fa comparire l'accettazione del mondo. Non gli pare più
indispensabile far ricorso all'eroismo indotto dall'umana condizione esistenziale,
poiché afferma la padronanza l'uomo che può scegliere il proprio destino
perseguendolo, con la volontà dell'azione, una nuova consapevolezza dunque,
ed una nuova forza, che sono certo si stiano consolidando nell'artista in quella
che potrei definire la fase della maturità emotiva e di converso artistica.
Cenni biografici
Valentino Genitrini nasce il 12/08/1968 a Suzzara (MN), è figlio d'arte essendo
stato il padre “Lucio” artista carismatico ed affermato. Si potrebbe
dire che Valentino sia cresciuto “tra il profumo del colore ad olio”
emanato dalle intense tavolozze paterne.
Nel 1987 Valentino Genitrini consegue il diploma di maturità d’arte applicata
presso l'istituto Statale di Mantova. Successivamente si iscrive all'Accademia
di Belle Arti di Bologna, dove per quattro anni segue i corsi di pittura, incisione
e storia dell'arte con i professori Venturelli, Zecchi e Baccilieri.
L’attività artistica di Valentino dovrà poi conciliarsi con l’impegno
professionale che mantiene dal 1991 nel settore del marketing pubblicitario.
Questo lavoro consente a Valentino di approfondire le problematiche connesse agli
slogan pubblicitari, e alla documentazione tecnico – commerciale, meeting e stand,
dandogli così modo, di collegare l’arte ad aspetti industriali. Altri contatti
con situazioni artistiche locali consentono a Valentino di cimentarsi in modo
sempre più convinto nell’alimentare la sua fondamentale esigenza di recupero
della “maniera” nel segno e nel colore. Recentemente è convogliato a nozze con
la moglie Mara, che presto darà alla luce il primo figlio, pervenendone stimoli
fortemente motivanti, che lo inducono ad esprimere emozioni e sensazioni di una
nuova stagione di vita, da tradurre in segno e colore.