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Articolo del critico d'arte
Anna Rita Delucca
L’artista vive e opera nelle Marche, dove coltiva quattro grandi passioni: arte
visiva, musica, poesia, astronomia che coordina ed elabora tramite la pittura
digitale.
Dopo anni di pratica nell’uso di pennelli e colori tradizionali, oggi la digital
art ha preso il sopravvento nella sua espressione creativa.
I lavori di Silvia Boldrini sono un invito all’esplorazione e al coinvolgimento
su ciò che suscita l’eco di una sensazione, di un’emozione dinamica e viva. Il
suo punto di partenza è suscitare quel particolare sentimento profondo che si
risveglia solo con l’ascolto. Di qui gli studi sul colore, sul ritmo e il
movimento, sulla velocità e l’intensità di luce e ombra, composizione e
dinamismo.
Fonte d’ispirazione è la natura, l’attenzione a fioche ed anonime ‘voci’ anche
del più piccolo atomo o di un’impercettibile piuma. Ritmo armonico di forme e
colori, poetica onirica, delicata emozione che nasce dall’osservare anche la più
umile creatura come specchio della perfezione del creato.
Attraverso lo strumento digitale, oggi Silvia Boldrini riesce ad esprimere al
top le sue doti creative, dedite alla scoperta e all’approfondimento di un mondo
onirico/cosmico che trascende dalla realtà, così come la si concepisce
comunemente.
Il suo interesse vitale per l’astronomia s’interseca con l’arte, consentendole
di realizzare, nelle opere astratte - ma pure in altri cicli, come ad esempio in
‘Botanicità’ - un concentrato di idee e sensazioni catturate tramite la
percezione di entità cosmiche insensibili alla tangibilità prettamente
tridimensionale. La digital painting ben si presta a tale scopo perché
tecnicamente i programmi per l’illustrazione (anche lo stesso Adobe Photoshop,
per intendersi) permettono di creare composizioni uniche non certo inferiori,
nella riuscita finale, ai tradizionali sistemi di realizzazione pittorica e
rammentano una volta di più come anche le tecniche artistiche siano, molto
spesso, risultanti da una ricerca di tipo matematico/scientifica.
Con questa tecnologia l’intangibilità e l’evanescenza risultano ancora più
evidenti nelle opere di Silvia Boldrini: la tela lascia il posto al monitor e ai
supporti da stampa, la pen tablet sostituisce il pennello, i pixel vengono
plasmati secondo l'estro dell'artista. E’ la mente che crea, a prescindere dagli
strumenti. L'intento è sempre il medesimo: realizzare un'opera che comunichi un
sogno, un’idea. La grafica digitale è il risultato di uno studio radicato
nell'arte tradizionale. Prima di giungere all'opera finita, l'artista deve aver
introiettato le immagini eliminando le impalcature che sente estranee alla
propria percezione.
L’oggetto visivo viene quindi ‘investito’ di nuovi valori, attraverso colori,
prospettiva e contorni. Vi è una particolare opera dell’artista che porta il
titolo di ‘Miedos’ (Angosce), realizzata in bianco/nero e sfumature, che
interpreta tematiche intellettuali estremamente complesse, legate alla
dimensione spazio/musica: il riferimento è ad un brano di Carl Orff nell’opera ‘Carmina
Burana’, risalente al 1937 ed ispirato ad un poema manoscritto del XII secolo,
il ‘Codex Buranus’, proveniente da un convento benedettino della Baviera,
tuttora conservato a Monaco.
Ciò dimostra come la tecnologia possa essere un importante trait d’union tra
cultura, musica tradizione, storia passata e mondo contemporaneo, proprio
attraverso l’arte visiva.
Sin dagli anni Ottanta la crescente espansione dell’immagine digitale pone il
quesito sul rapporto tra arte e tecnica, una tematica che ha lontanissime
radici. Affinché la tecnica diventi arte creativa occorre un’approfondita
padronanza del mezzo e Silvia Boldrini se ne serve non per stupire l’osservatore
con effetti speciali, ma per favorire l’instaurarsi di nuovi processi
comunicativi e culturali.
Anna Rita Delucca.