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Recensione di
Anna Giulia Volpato

Palazzo Albrizzi
Dove: Palazzo Albrizzi, Cannaregio 4118, Venezia
Quando: 16 luglio – 30 ottobre 2010
Orario: 10.00-13.00/16.00-19.00. Festivi chiuso
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Mostra d'arte
Ugo Sissa e Katonas Asimis
Venezia - Palazzo Albrizzi
Quando i magnati del
collezionismo si scordano dei protagonisti del passato Venezia cerca riscatto
Che i suoi abitanti lo vogliano o no, la città sta vivendo una nuova
stagione artistica: musei e fondazioni si preoccupano di soddisfare gli occhi
assetati di novità mentre brillano riflesse sui canali le stelle dell’arte
contemporanea. Così sbarcano in Isola i teschi di Demien Hirst (Bristol, 1965),
il Ragazzo con la rana di Charles Ray (Albany, 1930 – Beverly Hills 2004), le
soluzioni espositive di Renzo Piano (Genova, 1937) e Tadao Ando (Osaka, 1941).
Ma questa kermesse di innovazione lascia in soffitta artisti imbavagliati che un
tempo facevano tuonare di gaudio anche i critici più esigenti. Troppo vecchi o
troppo poco: il museo chiude le porte.
A
tenere vivo il nome di questi maestri ci pensano piccole mostre defilate, come
questa iniziativa della serie Détournement Venise 2010 promossa da Elisabeth
Sarah Gluckstein, misteriosa curatrice che pare operare con finanze “allegre”.
Assetti cospirativi o pasticciona fatalità? Quel che conta è l’opportunità di
poter vedere nuovamente in mostra opere di Ugo Sissa (Mantova, 1913 – Pegognaga
1980), celebre artista degli anni Sessanta che, all’epoca in cui i magnati erano
eleganti uomini d’altri tempi, esponeva al fianco degli amici Rotella
(Catanzaro, 1918 – Milano, 2006), Afro (Udine, 1919 – Zurigo, 1976) e Capogrossi
(Roma 1900 – Roma, 1971). Purtroppo l’esposizione non è una monografica e le
opere di Sissa perdono respiro accanto alle immagini del fotografo greco Asimis.
La “convivenza concettuale” di artisti di generazioni diverse è una ciambella
dal buco mal riuscito, ma rappresenta pur sempre il tentativo di rendere spazio
a coloro che se lo sono visto negare. Le foto esposte vogliono essere un omaggio
all’attività di Sissa archeologo, anche se l’esposizione non esibisce traccia
della passione del pittore mantovano per i reperti mesopotamici, conoscenza a
quanto pare riservata ai soli intenditori… I quadri esposti ci permettono di
scoprire il periodo dell’astrazione concretista, una decina di opere degli anni
Settanta in cui il segno esplode con disciplina. La semplicità della retta e del
cerchio indaga lo spazio cosmico da poco conquistato dall'uomo. In queste tele
l’attrazione per l'ignoto viene esorcizzata dalla rassicurante geometria piana
dispiegata su fondi monocromi; il vuoto cosmico si rivela nei titoli delle opere
(Campo di gravitazione negativa, Nova, Squadra spaziale, Canti spaziali) mentre
l'emotività si astrae e comunica con l'esterno grazie a tracce universali.
Avvenimento intrigante, questa esposizione ci ricorda che rinunciare alla
mondanità dei parterre più glamour a volte paga.
Anna Giulia Volpato
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