Cenni biografici
Ruggiero Bignardi è nato nel dicembre del 1971 a
Salerno; trascorre la sua infanzia tra la casa del padre affacciata sull’ampio
golfo Salernitano e Parigi, ove trascorre lunghe estati con nonni materni. Il
viaggio diviene, già nell’età adolescenziale, non un motivo di evasione, di
fuga, bensì
d’incontro con realtà diverse, di sollecitazione a guardare le
‘immagini’ che popolano il mondo. Studia a Salerno presso l’Istituto Statale
d’Arte ove segue con assiduità i corsi di Figura disegnata e di Fotografia,
diplomandosi nel 1989. Il suo vero interesse è rivolto, già dall’età di tredici
anni, al disegno, dapprima composito ove le figure sono immerse nel paesaggio,
poi orientato con decisa tenacia allo studio delle figure umane e, in
particolare, al ritratto. I richiami linguistici sono alla grande stagione
dell’impressionismo che fa breccia nella fantasia del giovane; non saranno però
le figure tondeggianti di Renoir, né le inquiete donne di Monet a colpire la sua
attenzione: saranno invece i volti, i corpi, i movimenti della luce che Degas
trarrà dalla scena di una Parigi invasa dalla modernità, trascrivendo con il
corsivo tratto del pastello le entusiasmanti aree di quella che sarà la ville
lumiere. Sono queste atmosfere che Ruggiero Bignardi traduce, a partire dal
1998, nei linguaggi attuali, con le luci indefinite dei luoghi della
contemporaneità. Per questo torna a Parigi ove studia dal vivo, al Musée d’Orsay,
le opere del celebre artista, facendo la spola con il Centro Pompidou, ove
ammirerà le collezioni contemporanee e soprattutto i maestri dell’informale
francese. I suoi pastelli che apparentemente dichiarano una trepida complicità
con il reale, con la percezione di esso, sono invece il risultato di un processo
che cerca di tenere in vita il ‘visibile’, la sua spoglia ambigua, cosciente
della sua metamorfosi. La polvere del pastello si depone come il tempo sui
corpi, sui volti, svelandone la loro verità di materia in transito. Quei toni
bianchi che affiorano con maggiore frequenza negli ultimi lavori, nei quali il
giovane artista trascrive figure e scene degli anni Trenta ove sono protagonisti
i nonni parigini, sono cifre di una melanconia che pervade il suo sguardo.
“Il pastello – scrive l’artista – è una delle tecniche che richiedono maggior
contatto con lo strumento e la materia: sembra che il colore nasca naturalmente
dalle dita, dai suoi gesti, insomma che si ripeta il fluido esercizio dell’anima
che fu proprio dei pittori dell’immediato secondo dopoguerra. Si crea un
rapporto mano-materia che è paragonabile solo al rapporto che la mano dello
scultore ha con la creta che modella, che il ballerino ha con il suo corpo, che
il musicista ha con le note.”
Hanno scritto dell'artista critici e giornalisti:
Vito Pinto, Giornalista e letterario (recensione critica sul catalogo “La Famille”).
Marie Benoit, scrittrice critica e Giornalista, (Malta Indipendent).
Daniele Lembo, scrittore e giornalista.
L’artista ha partecipato a mostre personali e collettive sia in Italia che all’estero:
Mostra Personale presso, la Galleria “La Tartaruga” via Sistina, Roma, Aprile 2012
Mostra Personale presso, Hotel Syrene Via delle Camerelle, Capri (Na), Giugno 2012
Mostra Personale presso, la Galleria OPUS 64 – Sliema – Malta, Settembre 2012
Mostra Collettiva, Maradona d’arte per Telethon, progetto Arte & Ricerca, Piazza Dell’Immacolata, Roma, Gennaio 2013
Vincitore del concorso PITTart dal 24/04/2013 al 27/05/2013 opera premiata dalla critica “Il Gatto Pensante”
Mostra Collettiva “Dentro il Ritratto, Associazione La Corte di Felsina, Bologna, dal 14 settembre al 6 ottobre 2013
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